giovedì 26 febbraio 2015

Due parole con i Moustache Prawn

Mi fa piacere ospitare per la seconda volta sul blog i Moustache Prawn. Un po’ perché questi giovani musicanti pugliesi sanno intrecciare le arti, un po’ perché il loro rock acido spacca al punto giusto, spacca dentro. Il nuovo loro album Erebus, uscito ufficialmente qualche giorno fa, è un vero e proprio concept-album basato sul racconto di Leo Ostuni, Skratz’ Island. Lo devo ancora leggere (magari durante l’interista ci danno il link), ma da quello che ho sentito, si tratta di un racconto fantastorico di ecologia per mente e corpo, ambientato nel 1889 su due isole dell’Antartico: alcuni scienziati tengono in schiavitù l’umanità su di un’isola, cercando di modificare il nostro habitat. Un giorno spunta dal nulla un’isola vicina, abitata da esseri chiamati Skratz … saranno caz!
Erebus, come il loro precedente album, è prodotto dalla bella realtà musicale di Puglia, la Piccola Bottega Popolare, alla quale si è affiancata la dinamica MArteLabel. Musicalmente è ben tirato, pulito, un lavoro ambizioso, che può sicuramente riportare questo magico trio fuori dai patri confini. Produzione artistica dei Moustache Prawn insieme a Graziano Cammisa (ha pure registrato e mixato il disco presso il B4SBefore Studio di Alberobello, Bari), testi di Leo Ostuni (voce/chitarra), che insieme agli altri due (Ronny Gigante, basso/tastiere/voce/ synth, e Giancarlo Latartara batterie/percussioni/cori) ha scritto e arrangiato in modo originale Erebus. Dai, parliamone! Pronti?

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mercoledì 25 febbraio 2015

Lago ... a parte

Qualche settimana fa, si discuteva sui personaggi bizzarri nati attorno ai laghi italiani. Ero nel blog dell'amica Silvia, anche lei nata attorno ad un lago, del quale aveva postato una foto, con un testo di Piero Chiara. Quello, ovviamente, era il lago Maggiore, dove era nato anche lo scrittore lombardo. Nel mio, mi lamentavo, pochi scrittori importanti, se non qualche regista a parte (Agosti, Piavoli, Tretti). In realtà, c'è un grande cantautore, che vive da un po' lontano dal lago di Garda, sponda bresciana, ma che si può sicuramente definire a parte, anche lui: è Paolo Benvengnù. Molto bravo, da sempre vicino ai giovani musicanti intervistati in palude, sul finire dello scorso anno ha fatto un gran disco, Heart Hotel. Ne ho parlato con lui sul sito di Smemoranda. Ditemi se non è a parte lui ...

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lunedì 23 febbraio 2015

Due parole con i Sycamore Age


Sycamore Age per la terza volta in palude, se non è un record poco ci manca, a testimoniare la stima che ho per la band toscana (e anche il contrario, spero). All’apparire del loro primo omonimo disco, circa tre anni fa, mi colpirono per l’originalità e la forza rock ammantata di psichedelia. Una cosa non scontata, frutto delle esperienze musicali maturate prima dai sette componenti dell’Era del Sicomoro. Lo scorso anno vennero qui con un particolarissimo cd, fatto da nomi cult della scena dell’alternative italico: dei remix del loro esordio, più qualche chicca. Entrambe uscite con la Santeria, label di culto, che ha sostenuto anche questo loro nuovo album, Perfect Laughter, assieme a Woodworm, altra etichetta in espansione (un sacco di nomi passati qui di entrambe).
Perfect Laughter, la risata perfetta, titolo da una frase del grande Bukowski e da riflessioni dei Sycamore Age di come sia assurdo l’universo, forse frutto di una divinità folle dalla risata, appunto, perfetta (approfondiremo). Musicalmente è stato creato, come al solito, nell’intimo studio dei Perfect Laughter, un laboratorio da alchimisti, dove hanno saputo dosare gli ingredienti con piccoli strumenti: bouzouki, organo a mantice indiano, mini-tastiere giocattolo, bicchieri, pentolini, coperchi, bidoni dell’immondizia … insomma, di tutto di più. Si sono divertiti un mondo, perché ascoltando il disco, si sente sempre l’eco di una pazza risata. Ascoltiamola. Pronti?

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sabato 21 febbraio 2015

Una certa somiglianza: Zio Neri?

Quando ho visto alcune immagini del film Leoni, ho pensato: ma Zio Scriba si è dato al cinema? Invece è Neri Marcorè. Me l'aveva già raccontata la storia di quando lui era stato scambiato per l'attore/imitatore, ma non me ne ricordavo più. Solo l'uscita del film di Piero Parolin (opera prima ambientata nel trevigiano in crisi, vorrei vederla), mi ha riportato alla memoria questo. Le foto che metto, forse non rendono, ma a vederli in movimento, vi assicuro, sono molto somiglianti. Magari Neri decidesse di portare al cinema qualche libro di Zio Scriba... e voi, che ne pensate? Gemelli divisi alla nascita?
QUI IL LINK DEL FB DEL FILM LEONI

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giovedì 19 febbraio 2015

Due parole con i Tuttonero!



La provincia italiana come il selvaggio west? Questo ci si chiede dopo aver ascoltato gli undici pezzi dell’omonimo esordio dei Tuttonero! (il punto esclamativo è parte del nome, non l’ho messo io) fissando la surreale copertina. Un mondo impazzito, violento, dove le scelte degli uomini risultano spesso inquinate dalla ricerca del dollaro, e l’alienazione, la follia, la stupidità dei comportamenti è spesso prevalente. Il tutto è reso da dei testi pieni di ironia e disincanto. Una critica sociale post-rock, con attitudine punk, accenni blues e gioiosa psichedelia. Provate ad assaggiare il disco dei Tuttonero! qui e mi direte.
I Tuttonero! si sono formati nel 2013 in quel di Torino, città zeppa di band a parte, sia nei suoni sia nei testi. Provenienti da svariate esperienze musicali iniziate negli anni novanta, i cinque amici piemontesi (non solo di Torino, ma anche Cuneo e dalla Val d’Aosta), hanno portato nel gruppo il loro vissuto seminale: dai Frontiera ai Kina, da Francesco-C a Noir, Personal Velocity, I Treni all’Alba … e ora Tuttonero!  A produrre una label di gran fascino, quale I Dischi del Minollo, già passata in palude con altri ottimi nomi. I Tuttonero! saranno all’altezza. Parliamone. Pronti?

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mercoledì 18 febbraio 2015

Oggi avrebbe 75 anni ...


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lunedì 16 febbraio 2015

Due parole con i Platonick Dive


Platonick Dive tra poco in palude, per dialogare con noi sul loro disco d’imminente uscita. Sì, Overflow, vedrà la luce tra pochissimo, allo scoccare della mezzanotte, poco dopo la fine dell’intervista. Mi fa piacere, perché il terzetto toscano, tra i mille impegni, ha trovato il tempo di passare su questi schermi. Overflow, seguito del loro Lp di debutto, Therapeutic Portrait del gennaio 2013, è uscito, come il precedente, con Black Candy Records, gloriosa label di Firenze, da un sacco di anni faro della musica autenticamente indipendente. E questi Platonick Dive, autentici e indipendenti lo sono al 100%.
Il disco è criptico e misterioso come la copertina. Elettronica ipnotica in un flusso continuo, ben ritmata, con momenti algidi e altri più pieni di calore. I dodici pezzi che compongono Overflow sembrano un blocco compatto, colorato e bianco, con luci ed ombre. Se la musica è qualcosa di indefinibile, quella dei Platonick Dive lo è ancora di più. Più che definirla bisogna ascoltarla, lasciarsi andare al suo ritmo, perdersi e ritrovarsi. Overflow, straripamento, più mentale che fisico. Provate ad assaggiarlo cliccando qui, direttamente dal loro bel sito. Io intanto inizio l’intervista. Pronti?

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domenica 15 febbraio 2015

CI SPAVENTA DI MENO ...

Ancora più partecipata l'iniziativa contro il captcha di quest'anno, la SETTIMANA INTERNAZIONALE ANTI CAPTCHA. Il modo per ringraziare tutti i partecipanti, è nominarli uno a uno, in rigoroso ordine alfabetico (se dimentico qualcuno, ditemelo), con il link diretto al loro post. Ognuno con la propria forza ha contributo a rendere ancora più chiaro il messaggio, e il captcha ora ci spaventa di meno ...
E allora eccoli, i magnifici 27 BLOG:

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giovedì 12 febbraio 2015

Due parole con Divano



Divano in palude, e non è per stare più comodi. Divano è il nuovo progetto di Francesco Pizzinelli, per anni Jocelyn Pulsar, vero indipendente che ha fatto un disco nuovo con la Cabezon Records: Rimedi per ulcere in bocca, piaghe nelle gambe, rogna, magrezza, stitichezza e malinconia. Titolo chilometrico, come un film della Wertmuller, ma con l’ironia e la consapevolezza di cosa si parla. Surreale e concreto, il barbuto di Forlì, con questo album, ci narra personaggi lontani dai riflettori, come la sorella del Leopardi e della controfigura di Totò, delle sue paure, dell’ipocondria, della crisi economica (sì, ma non le solite cazzate, qui si parla di come risolverla trasformando un cinema normale in cinema porno).
Rimedi per ulcere in bocca, piaghe nelle gambe, rogna, magrezza, stitichezza e malinconia, album di culto a partire dalla copertina (forse sono completamente fuori, ma mi ricorda una del grande Neil Young, On the Beach, colori pastello e ultime onde da fine estate), è un disco voce e chitarra, da cantautore vero. Ad accompagnare Francesco, Davide Ponti al basso, Davide Zozzi alla batteria e Mario Ingrassia, che oltre ad aver suonato chitarra e piano, si è occupato del missaggio. Il tutto è stato registrato artigianalmente tra casa e studio con questo gruppo molto unito, visto che erano gli stessi nomi presenti in Jocelyn Pulsar. Sì sente il loro affiatamento, si sente la forza e le convinzioni unificanti. Suonano come un solo uomo, anzi, come un Divano. Accomodiamoci. Pronti?

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